giovedì 5 giugno 2008

E dai un'altra fesseria!! Oppure una favola socialmente inutile...

Dernier post avant départ...
Je vais passer la journée à aller chez les uns et les autres pour envoyer de grands "grazie" e autres "ci vediamo presto".
Locorotondo, vendredi 6h51.
Angers, samedi 12h51.

Questa è la storia di un gelato, anche lui nato per caso a Locorotondo. Era un gelato marrone, mamma cioccolato fondente, papa nocciola. Gli piaceva da morire dire una cavolata e vedere i gelatini scoppiare a ridere. Purtroppo, sapeva che non sarebbe vissuto a lungo... si sa che un gelato, in Puglia, non può sopravvivere più di tanto. Per fortuna, era nato in una coppetta e non in un cono come alcuni suoi amici. È un po' ingiusto quando si pensa alla differenza dell'aspettativa di vita tra un cono (5 minuti, 3 in piena estate) e una coppa (7 minuti).

Il cono, appena nato è già moribondo. Una coppa, invece, può avere alcune ambizioni.

Questo gelato non era proprio ambizioso, sognava solo di portare un po' di allegria agli altri. Appena servito, s’incamminò e incontrò una bella pianta. Pensò che il suo destino era di aiutarla ad essere felice. Vide che era secca secca, gli raccontò una barzelletta, andò alla fontanella e riempì un annaffiatoio. Cantandole una canzone stupidissima su due stranieri che parlano sempre di collant, la annaffiò così tanto che cominciò a traboccare e, siccome continuava a canticchiare capì troppo tardi. Quella sputò un'ultima goccia per provare a salvarsi e morì affogata. Molto dipiaciuto, il gelato trattenne le lacrime solo perché sentiva che cominciava già a liquefarsi un po'. Non voleva né perdere tempo né andare a finire come la pianta inzuppata.

Continuò la sua strada ed incontrò una gelata, waou, bellissima! Verde chiaro, mamma pistacchio, papa panna, splendida! Volle immediatamente renderla felice e decise di cucinare qualcosa per lei. Per non avvicinarsi al fornello parecchio pericoloso, preparò un assaggio di formaggi freddi. Purtroppo, erano tutti formaggi francesi dall'odore forte forte e la gelata, poco abituata a queste emozioni olfattive, svenne subito. Il gelatone ne approfittò per baciarla di nascosto (solo per vedere l'effetto che faceva). Lei aprì gli occhi, proprio come in una favola, ma sembrava ancora assai debole. Gridò vedendo il nostro gelato un po' malandato, con tutto il suo cioccolato fondente sciolto. Lui pensò che delirava per via della puzza di formaggio e decise di farle ascoltare un po' di musica. Prese il primo cd che trovò e lo mise nello stereo a tutto volume. Sfortunatamente, lei si mise a piangere. Il gelatone non era stato attento alla scelta del cantante e le aveva fatto ascoltare Jacques Brel. Non sapeva che lei stava digerendo una storia d'amore di ben 30 secondi con un'altra coppa che era stata servita insieme a lei. « Ne me quitte pas » (non andare via) fu un colpo fatale e invecchiò di un minuto in un attimo. Benché fosse sempre più liquida, si poteva ancora intuire che era stata una bella tipa da giovane.

La sua vita non era finita e lo mollò in un batter d’occhio, consigliandogli di accendere un fiammifero. La gelata se ne andò dall'estetista (un frigorifero in piazza), uscì, dopo due ore di frigo, ringiovanita e pronta ad incontrare finalmente il grande amore. Fu un biscotto alle mandorle assai nerboruto. La gelata finì di sciogliersi sul grande cantuccino. Non poteva andare meglio. Il suo terzo amore le fece scordare le prime due esprienze dolorose.

Intanto, il gelatone, proprio giù di morale, decise di trovarsi un gelatino come amico. Prese il primo servito all'uscita del negozio: un cono un po’ magrolino mamma melone, papa limone. Era l’unico gelato del pianeta che non aveva il minimo senso dell’umorismo. Il gelatone faceva scherzi in continuazione e il gelatino non rideva mai. Lo guardava con perplessità e alla prima occasione, il gelatino scappò. Se ne andò in Albania dove sperava di aiutare la gente bisognevole. « Vivere è cosa impegnativa » pensò « ci vuole gente seria, mica come quel bambinone gelatone. Lui al massimo può recitare in un teatrino. »

In strada, il gelatone incontrò un ice-cream americano, tutto lampone, che sembrava perso e pensò che poteva aiutarlo a scoprire la Puglia e farlo ridere un po’ con i soliti scherzi. Insomma, potevano unire le loro solitudini. Non riuscivano più di tanto a comunicare e fu una bella opportunità per il gelatone. Era così allegro e rideva così tanto che faceva ridere anche l’ice-cream. Quando finirono di sciogliersi, uno stava dicendo una barzelletta e l’altro scoppiava a ridere.

1 commento:

Giovanni ha detto...

Simplement de gros baci pour la malheureuse qui doit rentrer à Angers. Un peu de tristesse pour nous qui n'allons plus voyager non plus. Snif.